Il Cd di rarità, piccola introduzione

Di Enrico, 11 Novembre 2008

La tatuata bella è il primo pezzo di questa raccolta di rarità ed inediti di Tre allegri ragazzi morti. Registrata da Enrico Berto nel suo Mushroom Studio di Aviano nel 2008, è stata commissionata dal regista di Fuga dal call center per il film. Il tema, quindi, era chiaro: il mondo del lavoro. Tre allegri ne hanno una visione precisa, ed eccola in canzone. Stilisticamente è una canzone a cappella elaborata in modo elettronico, un esperimento riuscito con la voce di Davide Toffolo in mille versioni ed un aiuto di Enrico Molteni e Luca Masseroni. Gli unici strumenti sono un nastro adesivo suonato a tempo e un sacchetto della spesa stropicciato ad emulare le maracas.

Il secondo pezzo è Giro il mondo, versione basso-chitarra-batteria italianizzata di Around The World dei Daft Punk. Il tutto parte da una compilation pensata dai ragazzi de La Valigetta Records, in cui vari musicisti italiani immaginano pezzi dance suonati in versione rock. Inutile dire che per Tre allegri l’originale è tra le preferite di sempre. Registrata da Luigi Galmozzi nel suo Morbid Sound nel 2008, il pezzo ha preso una piega darkeggiante e il video collage di foto di Cecilia Ibañez in bianco e nero del tour rendono il tutto molto nostalgico.

Il terzo pezzo è una cover di The Smiths, Frankly Mr. Shankly. Avendo già italianizzato la band di Manchester, questa volta Tre allegri hanno pensato di far cantare un madrelingua amico d’eccezione: il chicagoano Mike Kinsella (Owen, Joan of Arc, Cap ‘n Jazz… ). Ne è venuta fuori una versione estremamente emotiva, dolce e intensa. Alla chitarra acustica Enrico Berto, che ha anche registrato il pezzo nel 2007.

La quarta traccia è un dono a Federico Fiumani e ai suoi Diaframma: Gennaio. Forse non serve dire molto altro, Federico è un poeta e la versione di Tre allegri tende a smussare un pezzo grezzo come un diamante per farne un diamante da portare su dita affusolate. Canzone registrata nel 2008 da Luigi Galmozzi.

Il quinto pezzo è la versione demo casalinga registrata da Davide Toffolo e Marcella De Gregoriis de Il mondo prima, uno dei pezzi più amati del trio. Potete sentire tutta la fragranza della scrittura e l’energia di gridare insieme bellissime frasi d’amore.

Il sesto pezzo è La compagnia dei gatti neri, canzone scritta da Grimoon ed eseguita da Tre allegri e Grimoon insieme. Davide canta, Luca suona la batteria, Enrico pensa a basso e chitarra acustica che fa i riffetti. Il resto è del combo veneto/francese. Registrata nel 2007 nel Bresciano da Giovanni Ferrario.

Il settimo brano è la versione demo di Occhi Bassi. Registrata poco prima dell’uscita dell’album Mostri e normali, diciamo nel 1998 al Jungle Sound di Milano, porta ancora con sè tutta la freschezza dell’invenzione melodica più apprezzata del gruppo pordenonese. Come potrete sentire, il testo era ancora in via di definizione. E pensare che in principio questa canzone era un’altra: Il terzo millennio.

Mio fratellino ha scoperto il rock n roll è all’ottavo posto, cover degli Art Brut, eseguita live a Radio Rock FM, Milano, nella trasmissione di Ariel. Due chitarre acustiche ed una percussione, stanza minuscola, unico microfono.

Nove: Come Dio comanda. Canzone scritta per il film omonimo di Gabriele Salvatores, su richiesta dello stesso. L’obiettivo era un suono greve, sporco ed ignorante, da centro sociale del nord est piovoso d’Italia. Registrata da Luigi Galmozzi, ha preso durante la scrittura un tiro malato e cupo, slegato (almeno apparentemente) dalla produzione precedente dei Tre allegri. Ad alto volume può provocare shock.

Al decimo posto un tris di song pescate da Il sogno del gorilla bianco ed eseguite live ed acustiche a Radio Popolare nel 2004: La mia foto, Questo è il mondo, Bella Italia. Per essere un gruppo abituato all’elettrico e alla partecipazione attiva del pubblico, Tre allegri se la cavano alla grande!

Tre volumi + tre CD, nelle migliori librerie e fumetterie.
È ora disponibile il secondo volume, contenente il CD di rarities!

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L’invenzione più luminosa di Davide Toffolo. Le storie a fumetti che hanno dato origine al gruppo rock Tre allegri ragazzi morti. I cinque ragazzi zombi di Toffolo, impossibilitati a crescere o morire, legati a regole di comportamento come nella tradizione dei fumetti classici, sviluppano la loro saga in una serie di nove avventure. Raccolte integralmente in tre volumi sono il modo migliore per incontrare l’immaginario di un grande autore italiano con le sue storie e la sua musica. Ogni volume infatti, in una bellissima confezione simil DVD, conterrà libro e un cd con le musiche dei Tre allegri ragazzi morti. Insomma, per la prima volta musica e fumetti in un bellissimo oggetto-libro.
“C’è stato un tempo che eravamo come voi.
Cinque amici, pronti al futuro che sarà.
Ma qualcosa un giorno cambiò i nostri destini
ed è ora che anche voi sappiate come vivono
Cinque Allegri Ragazzi Morti.
Cinque adolescenti che non cresceranno mai, non moriranno mai.
Zombi, morti viventi, cannibali. Praticamente adolescenti assoluti.
Siete pronti ad ascoltare?”

Cartoon Network feat. Tre allegri!

Di Enrico, 17 Luglio 2008

Una divertente sorpresa: Cartoon Network realizza la sigla di uno dei suoi programmi su “Il mondo prima” del trio mascherato più rock’n’roll che ci sia. Ecco il risultato!

Le luci della centrale elettrica

Di Enrico, 12 Maggio 2008

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Il 9 maggio è uscito “Canzoni da spiaggia deturpata” il primo e tanto atteso album de Le
luci della centrale elettrica. È stato registrato al Natural HeadQuarter di Ferrara, prodotto
da Giorgio Canali e Max Stirner e pubblicato da La Tempesta Dischi e Infecta Suoni & Affini. È a tutti
gli effetti una delle più belle scoperte di questo 2008. Ve lo consigliamo caldamente, lo
trovate su www.latempesta.org e nei negozi, oltre che ai concerti.
Ecco (1) come Vasco Brondi racconta a RockIt le registrazioni del disco, (2) la recensione
di Enrico Veronese su Blow Up #120 (Le luci della centrale elettrica è in copertina!) e (3) la
piccola intervista di Maurizio Blatto su Rumore #196 (“Canzoni da spiaggia deturpata” è il
disco del mese).
1.
STRUMENTALE // In realtà era settembre ed è stato tutto più facile di com’era dentro di
me. In regia, seduto davanti al mixer, c’era Sambo. Ero andato a prenderlo sotto casa alle
undici meno un quarto di mattina, un orario che di solito non vediamo mai. Nel
parcheggio davanti al Natural HeadQuarter c’era una specie di sole. Giorgio era arrivato col
furgone contemporaneamente a noi. Mi posizionava i microfoni attorno, l’importante era
che fossi comodo che potessi muovermi come volevo. Non preoccuparti. Vai, suona le tue
canzoni come vuoi. Poi ci penseremo. La mia testa era un salvadanaio di preoccupazioni
monetarie, avevo seicento euro di affitti arretrati da pagare e comunque entro due
settimane era meglio se cambiavo casa. Ero abbastanza obbligato, a dirla tutta. E tutte
attorno le mie perplessità nel trasferirmi da te. Ci abbiamo messo qualche giorno, qualche
traccia di voce solo per non sbagliare e per capire dove farle appoggiare quelle parole
martellate dentro. Martellate dentro. Giorgio ci stupiva con la sua dieta mediterranea che
demolirebbe edifici interi ed intere generazioni. E poi i giorni da incastrare per avere lo
studio libero, che non smettevo di ringraziarli, che tutti lavoravano gratis. Fare
volontariato in una centrale elettrica. Giorgio Sambo Manu e lo studio di registrazione.
Anche perché di soldi c’erano solo quelli immaginari da dare alla padrona di casa, tra
l’altro titolare di uno prestigioso studio di avvocati che mi avrebbe fatto estradare. Vedere
che Giorgio le cantava sbracciandosi fuori dalle grate della finestra, verso chi entrava nel
piazzale dello studio, chiunque fosse. E ho percorso chilometri sul pavimento della regia B
che è tre metri per tre, camminando in tutte le direzioni, ascoltando Giorgio e riascoltando
le cose che registravamo. Passando in rassegna tutti gli stati d’animo e dei merli che mi
volavano dentro, che a volte prendevano contro alle pareti dello stomaco.
VOCALE // Poi Sambo aveva altra gente da registrare. Eravamo solo io e Giorgio, nello
studio per le voci che si è costruito in casa di fianco al letto. Ovviamente era arrivato un
discreto raffreddore, a raffreddarmi prima di incidere le voci. Sul tavolo della cucina
trecento bicchieri e dei libri attorno, alcuni li avevo letti. E lui che diceva Sono le due di
pomeriggio si può aprire il vino. Ci mettevamo le cuffie ascoltavamo le parti strumentali e
poi ci sussurravo ci parlavo ci cantavo ci gridavo sopra. Poi diceva sono le sei di
pomeriggio il vino è un po’ peso passiamo alla birra. Poi abbiamo aspettato il fine
settimana per finire perché ovviamente erano cominciati dei lavori in corso nella casa dei
vicini. E di martellate ce n’erano già abbastanza nel disco. Mi stupiva il suo entusiasmo
contagioso, gioiva e inveiva con le braccia alzate per ogni rara apertura in maggiore delle
canzoni. E la sera tornavo nella casa che stavo per lasciare e c’erano le lettere elettroniche
che mi avevi scritto e che leggevo prima di addormentarmi col ventilatore puntato
addosso. Ho venduto il basso su e-bay con l’aiuto di Nicola. L’ha comprato per ottocento
euro un tipo in Grecia, che diciamo che non si è preso una sonora inculata ma quasi.
Ancora dei merli che mi svolazzavano dentro prendendo contro alle pareti del cuore e
cose così.
MISCHIARE E INSCATOLARE // Anche questa volta non c’era neanche una foto, neanche
una di quelle che si viene male, con gli occhi chiusi, meglio. I mixaggi poi li ho fatti con
Manu in studio, sempre al Natural. Avevamo deciso di dividere così i ruoli. Ed ero andato a
pagare gli affitti arretrati e a duplicare le chiavi per consegnargliene un paio e l’altro
tenermelo e continuare ad abitare là finché potevo. C’era il sole tutti i giorni ma da dentro
si vedeva poco. E le canzoni cominciavano già a camminare da sole e a prendere contro ai
passanti. Poi avrei preso al bar una scatola di cartone avrei portato via quasi tutto e sarei
venuto a stare da te. Abbiamo alzato ed abbassato il volume delle chitarre, abbiamo
fumato, avvicinato e allontanato le voci, fumato, lasciato così com’era molta roba e
stravolto qualcos’altro. E alcune canzoni si lasciavano crescere i capelli, altre decidevano di
tenerli corti, arte volevano l’orecchino, altre volevano già il motorino. Poi non ho avuto più
niente da fare per un mese. // Vasco Brondi
2.
Le Luci Della Centrale Elettrica – Canzoni da spiaggia deturpata * CD La
Tempesta/InfectaSuoni&Affini/Venus * 10t-33:54
A pelle. Il contatto con Le Luci Della Centrale Elettrica è stato urticante quale un vaccino,
come mettersi degli occhiali 3D per guardare la realtà con gli infrarossi e gli ultravioletti
di chi arriva alle cose un secondo prima e ne restituisce una verità irriflessa. A coloro i
quali non avessero ascoltato il furibondo e sconvolgente demo dell’anno scorso, “Canzoni
da spiaggia deturpata” appare come un disco ottimamente prodotto, che illumìna i
pesciolini per mano degli opportuni arrangiamenti di Giorgio Canali e della crew del
Natural HeadQuarter Studio (incidentalmente: sempre più in alto), vidimati da un’editrice in
spolvero come La Tempesta. La voce di Vasco “Vlad” Brondi non caracolla più a mitraglia,
ma si mantiene nei registri sapendo avvitarsi solo quando occorre, dal momento che il
tappeto su cui si agita non è più ordito solo dalla propria acustica bensì soccorre l’elettrica
di Canali a dipingere una trama shoegaze che evolve al divenire dei CSI: il resto lo fa la
vertigine della prosa, che ti fa cadere dentro per intero e vivere come se fosse l’ultimo
giorno prima di una nuova vita (Fare i camerieri). “Canzoni da spiaggia deturpata” è un
deserto affollato e montato al contrario come nel negativo di una fotografia, che esorta al
funerale laico per (gli altr)i cd e porta ad abbeverarsi alle pozzanghere degli Anni Zero con
stile che sarebbe piaciuto a Gaber, per quanto differente dagli Uochi Toki ed Eterea della
“Chiave del 20”. Non c’è un brano che prevalga sugli altri se non per l’effimero sentirSI
personale del momento, trattandosi di capitoli dello stesso romanzo anzi dello stesso
blog, cortometraggi interiori nel disagio dei nuovi outsider in cui anche i giochi di parole
si fanno sinistri (“l’esercito del SERT”) e i fatti non appaiono mai più rassegnati di quanto
sono: le piazze sono vuote –le urne saranno piene?- le piazze sono mute e nemmeno io
mi sento troppo bene. “Si fermavano i tram per deridermi” come succedeva al Corvo Joe,
ora che “gli addetti alla fabbricazione del buonumore sono in cassa integrazione”.
Andiamo quindi a vedere Le Luci Della Centrale Elettrica, distribuiamo il verbo fuori dai
licei per sottrarli al monopolio dei Finley, assaltiamo i cieli finché questa non sarà un’altra
città, disegnata magnificamente da Gipi nella copertina: fuori dalla politica politicata,
prima degli 80 si faceva la rivoluzione usando i mezzi della borghesia mercantile,
disorientandola. Probabile disco italiano dell’anno: (8), ma è poco. // Enrico Veronese
3.
– Vasco Brondi – Le luci della centrale elettrica:
“Ho ventiquattro anni, sono nato nel 1984 quando dicono sia morto il cosiddetto punk.
Adesso vivo tra Milano, Ferrara e un paesino sul lago di Garda a seconda di cosa devo o
non devo fare. Ma in generale direi proprio che sono di Ferrara. Ho fatto il barista per sei
anni, da settembre scorso ho smesso di lavorare, con i concerti muoio d’affitto e di fame
più volentieri”.
– Il contorno paesaggistico dei tuoi brani è spesso angosciante. Lo vedi realmente così
“brutto” o è una metafora per i tempi in cui viviamo?
“Io non lo vedo affatto così brutto, ne parlo perché sono i posti in cui succedono le cose, i
posti dove parcheggiare la macchina per scopare. Per me sono stupende le luci della
centrale elettrica, le stelle non si vedono più, hanno rotto i coglioni. È l’ignoranza, il
degrado mentale di chi vede il degrado ovunque (nei nordafricani seduti sui gradini, nei
cani che pisciano, nelle bottiglie per terra) che mi angoscia, non certo una palazzina di
case popolari o un cavalcavia. Non è per niente una metafora, cerco di guardarmi dentro e
attorno e di trascrivere. I tempi in cui viviamo non sono nè meglio nè peggio di quelli che
sono passati o di quelli che arriveranno, possiamo solo cercare individualmente di
costruirceli come li vogliamo”.
– Ne “La gigantesca scritta COOP” urli che “i CCCP non ci sono più”. Ne senti la mancanza?
L’Emilia è sempre paranoica?
“Ne sento la mancanza perché ci sono pochi gruppi che parlano della realtà in cui vivono,
con coraggio e impazienza. Anche nella musica cosiddetta indipendente, dove non si deve
rendere conto di niente a nessuno, mi sembra che le canzoni siano degradate al ruolo di
giochini carini, delle successioni di accordi con aperture ai ritornelli nel migliore dei casi o
dei fastidiosi deliri da segaioli fuori tempo massimo nel peggiore. No, l’Emilia adesso è
pirotecnica”.
– Tra carri armati e lotta armata, sembra trasparire dai testi una certa nostalgia anni
settanta. Ti mancano anni di rischio e impegno maggiore?
“I carri armati di cui parlo sono parcheggiati. La lotta armata è al bar. Non è nostalgia
anche perché non c’ero, è un periodo che m’interessa molto. Ho letto tutto quello che
trovavo e più che i saggi di storia mi hanno folgorato i libri di Sergio Segio, “Fedeli alla
roba” di Bruno Panebarco, i resoconti sul punk italiano e quelli sugli autori di fumetti di
quegli anni. Volevo farmi un’idea globale di questa colossale e spettacolare sconfitta.
Hanno vinto quelli che adesso sono dei sessantenni sovrappeso che non riescono ad
andare in pensione e che una volta che riusciranno ad andarci, se non moriranno di
miseria abbandonati dallo stato per cui hanno sempre tifato, moriranno di depressione da
non-lavoro. Anche questi anni sono abbastanza rischiosi se non ci si abbandona alla
comodità. L’impegno mi manca, non so neanche cosa sia”.

“Farò rifare l’asfalto per quando tornerai”
www.latempesta.org

La Compagnie des Chats Noirs

Di Enrico, 25 Febbraio 2008

I Grimoon pubblicano in questi giorni il loro nuovo disco Les 7 vies du chat. È un album pieno di ospiti, tra cui gli Allegri, che hanno suonato e cantato (in francese ma anche in italiano, versione per ora solo sull’album) il primo singolo La Compagnie des Chats Noirs. Ascoltatela e guardatela.

Davide Toffolo ha firmato il primo video tratto da “Villa Inferno”, l’ultimo disco di The Zen Circus & Brian Ritchie (pubblicato da Unhip Records). La canzone, Punk Lullaby, ha come ospiti speciali Kim e Kelley Deal direttamente da Pixies/Breeders. Si ripropone quindi la collaborazione tra Tre allegri ragazzi morti e The Zen Circus & Brian Ritchie, che hanno registrato insieme Mio fratellino ha scoperto il rock’n’roll ne La seconda rivoluzione sessuale.

Il Falso bolero di Giorgio Canali e Rossofuoco

Di Enrico, 16 Settembre 2007

Ma l’avete visto il video che Davide Toffolo ha realizzato per il primo singolo di Giorgio Canali e Rossofuoco, Falso Bolero? Eccolo qui.


Si tratta del secondo singolo estratto da “La seconda rivoluzione sessuale”, l’ultimo fortunato album di Tre allegri ragazzi morti, uscito lo scorso febbraio per La Tempesta Dischi. “Un brano nato per far ballare”, per citare le parole di Davide Toffolo, “una metafora ballerina della difficoltà dell’esistere”. Affidato alla regia di Diego Lazzarin, il video racconta la storia di una ragazzo che, dopo essersi perso in un bosco, si ritrova in un villaggio fantastico, abitato da strani personaggi, nel quale, vista la sua unicità, viene messo sotto contratto dal direttore di un circo. Il video è una sorta di omaggio allo show del circo americano e ai suoi interpreti, oltre che all’immaginario del trio pordenonese: bambini lupo, fratelli siamesi, donne barbute (interpretata dalla nonna del regista), ragazze proiettile, ragazzi televisione, adolescenti zombi, uomini cane. Il tutto filtrato dal visionario obiettivo di uno dei giovani registi più sorprendenti del panorama italiano, Diego Lazzarin, già dietro alla macchina da presa per Bugo e Postal Market e vincitore dell’edizione 2005 del concorso Sony. Il gruppo mascherato si diverte a giocare ancora una volta con la propria immagine pubblica, offrendo porzioni delle proprie facce fino ad ora mai svelate, se non ai concerti. Così Davide Toffolo diventa un uomo lupo, Luca Masseroni si sdoppia ed Enrico Molteni interpreta un ragazzo con testa a forma di televisore, campione di giochi elettronici. Il video è stato girato con una tecnica sorprendente in cui la stop motion alla Tim Burton si fonde a frammenti di girato e di 3D senza soluzione di continuità. Nella lezione di Michel Gondry, Lazzarin ha dato dei Ragazzi morti una rappresentazione molto vicina alla loro versione fumettistica, perciò mai così reale.

“… Ascolta! Si fa sera…”

Di Eltofo, 18 Aprile 2007

L’Associazione “Amici di Bambi” comunica che venerdì 20 aprile alle ore 21:00 nella sede dell’associazione (in Via delle Risorgive, 3 a Porcia) ci sarà l’incontro di “… Ascolta! Si fa sera…”, il primo meeting di ascolto collettivo di vinili, con Davide Toffolo. Il fumettista e membro dei Tre Allegri Ragazzi Morti introdurrà l’ascolto di “Remain In Light” (1980) dei Talking Heads. L’ascolto durerà 46 minuti circa, la durata media di un LP… alla fine seguirà dibattito!
Trovate tutto su http://www.amicidibambi.org/

La memoria di YouTube

Di Eltofo, 10 Aprile 2007

IN ATTESA DEL NUOVO VIDEO DEI TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI che è praticamente pronto, due video trovati in rete. IL PUPAZZO di ELTOFO è costruito da NICOLETTA CADORINI e mosso da ENRICO.