Très!

Di Eltofo, 13 Settembre 2007

TRÈS! – FUMETTI PER IL TEATRO
Di Davide Toffolo
Tre storie per una rivoluzione a fumetti

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Chorin, 1976. Un piccolo paese dell’America Latina. Quancosa si muove contro la Democrazia Populista che governa il paese. A scatenare la protesta però non è un guerrigliero, né un leader carismatico. La miccia è accesa da tre storie a fumetti, scritte per essere rappresentate a teatro, e dai tre attori che le incarnano: German, Derela, Coco. Proposte a fumetti per aggirare la censura, le tre storie parlano di potere, controllo e libertà, nella politica ma anche nei rapporti umani, e vengono messe in scena nelle case, nei bar, nei cinema di tutta Chorin: in breve i tre attori-autori diventano il simbolo della volontà di cambiare dell’intero paese. Dopo più di venti anni, le tre storie riemergono: a trovarle, sepolte in un giardino di Bunos Aires, è il fumettista Davide Toffolo, che decide di disegnarle e pubblicarle, raccolte sotto il titolo “Très! – Fumetti per il teatro”.
E’ il più classico degli espedienti narrativi – quello del “ritrovamento” –, ad aprire il nuovo libro di Davide Toffolo, ma per il resto “Très!” è un’opera contaminata, ibrida, già a partire dalla sua forma. Toffolo infatti divide la lettura in pagine di destra e sinistra. Nelle pagine a destra le tre storie vengono messe in scena, naturalmente a fumetti, con i tre attori che interpretano diversi personaggi. In quelle a sinistra, caratterizzate dalle tipiche righe di un quaderno, scorrono le testimonianze di German, Derela e Coco e disegni e schizzi (“ritrovati” insieme alle storie) che integrano il racconto principale e sono anche uno stimolo per i lettori che volessero mettere in scena “Très!”.
Per Toffolo, dopo i graphic novel “Carnera”, “Pasolini” e “Il re bianco”, è un ritorno alle basi della narrazione a fumetti. Perché nelle storie di “Très!” la scenografia è assente, e tutto succede in una stanza: sono solo le parole e il corpo dei tre attori a raccontare. Parole e schizzi, documenti e disegni regalano un Toffolo in gran forma, ancora pronto a cercare nuove modalità per un media, il fumetto, che a lui ha regalato molto. I linguaggi si intrecciano: teatro, fumetto, e anche politica, perché in fondo Chorin non è poi così diversa dall’Italia.

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