A pranzo con Tex

Di Eltofo, 7 Marzo 2006

Lunedì 14 novembre
Alle 12.10 sono davanti al palazzo di via Buonarotti 38. dal portone sta uscendo Antonio Serra. Mi riconosce, mi dice:- Ma stai venendo da noi? Rispondo che ho un appuntamento con Sergio Bonelli.
-qui anche tu, il rivoluzionario.
Io? Mai sentito un complimento così esplicito. Il portiere al quale chiedo luce sul luogo del mio appuntameto cerca un tale che si chiama Serra per un pacco da consegnare. Vorrei dirgli che gli è da poco passato sotto al naso. Non lo conosce. Poi mi trattengo.
La redazione è al primo piano. Prendo l’ascensore e salgo. La porta è aperta. Il corridoio tapezzato di disegni bellissimi. Un museo. Un ragazzo chiede il motivo della mia presenza. Ho un appuntamento con…
Le segretarie mi vedono, mi fanno segni per intrattenermi fino alla conclusione della telefonata in corso. Finita la telefonata mi accompagnano gentilmente in una piccola sala d’attesa. Una sala del museo. Ci sono tavole, piccoli quadri e anche un ex voto penso sud americano.
Raffigura un uomo sciagurato addentato da un coccodrillo e un santo e una madonna, volanti. Sicuro l’hanno salvato.
Assomiglia un po’ alla mia casa di Pordenone la redazione della BONELLI. Con le dovute proporzioni. Un appartamento che è una redazione con la vocazione del museo.
Aspetto pochissimo l’arrivo del mio ospite. Mauro Marcheselli, giusto il tempo per ricevere una telefonata da Madrid. È Antonio dei Dwomo che mi dice cose dolcissime e mi illumina la giornata.
Mauro è gentilissimo. Aspetta che io finisca di parlare e poi chiacchera con me, come fanno gli uomini. Senza cazzate di mezzo. Diretto e gentile.
Che cosa hai in progetto ora? Un altro libro? Un disco? Mi chiede.
-Si, dopo il ‘GORILLA’ che sta per uscire in italia ho in mente due ipotesi.
La prima si intitola le OLIMPIADI.
Si, fra poco ci saranno le Olimpiadi a Torino ma la mia storia non ha a che fare con l’attualità. Ma con la storia appunto. La storia piccola. Io in queste sono specializzato. Una storia che in parte ho vissuto. Siamo in un quartiere popolare in italia verso il 1970 anzi precisamente nel 1972.
Il quartiere popolare fatto di case tutte uguali e di gente tutta diversa. Una comunità di bambini. Bambini e bambine. Ma soprattutto bambini. Con i loro riti, le loro gerarchie. Una vitalità formidabile come quella che ho visto in sud america dove sono da poco tornato. Insomma in questo quartiere succede che stanno per arrivare una quarantina di famiglie nuove. Per abitare l’ultimo palazzo costruito. Il più grande. La tensione fra gli abitanti del nuovo palazzo e quelli già presenti nel quartiere è reale. Troppe diversità da armonizzare, spazi troppo angusti per vivere tranquillamente. I ragazzini decidono di trasformare questa tensione in una disputa più civile e organizzano ‘le olimpiadi’ nel brandello di campo fra la ferrovia e la strada asfaltata da poco c’è lo spazio per tutto. Salto in alto, salto in lungo, scherma, tiro con l’arco e con la pistola ad elastici. Qualcosa che assomiglia a ‘i ragazzi della via Pal’ ma anche a ‘il signore delle mosche’. Siamo nel 72 e in quei giorni le olimpiadi ci sono davvero. Sono quelle di Monaco. Un attentato israeliano finito nel sangue cancella la civiltà intera dai greci a noi passando per gli americani e il dramma dell’olocausto.
Neanche tempo di finire i pensieri che Spielberg gia è pronto per un film sullo stesso argomento.
La seconda è Magnus… mi piacerebbe fare una biografia, una storia che abbia come protagonista il mio disegnatore preferito.
Mauro Marcheselli si entusiasma subito. Mi racconta di come è stato lui a cercare la documentazione per la storia L’uomo che uccise Ernesto Che Guevara. Mi racconta di un’intervista fiume che lui, Lupoi, Masiero e il gruppo fondatore di FUMO di CHINA fecero a Magnus nel 1986 e che forse c’è ancora su mastro da qualche parte.
Ecco che arriva Sergio Bonelli, il mio ospite. Grande ospite. Mi porta a pranzo assieme a Graziano Frediani, un altro che ha scritto molto su Magnus degli anni 60.
Bonelli si complimenta con me per l’entrata, involontaria che ho prodotto a Lucca COMICS. Ero di ritorno dall’Argentina. Da Buenos Aires al palco di Lucca con una qualche suspance.
Parliamo di fumetti che è la cosa che ci unisce. Parliamo di Hugo Pratt di Alberto Onagro dei tempi mitici del fumetto italiano oltreoceano.

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Bonelli mi dice che nonostante le pene per avere da Magnus il TEXONE, davvero non riuscì ad instaurare un rapporto con il maestro. Che era imprendibile e che aver tirato così a lungo il lavoro davvero aveva reso tutto difficile.
Non capiva il motivo di tanta titubanza e di tanta devozione. Le cose che faceva erano tutte bellissime. Ha appeso in ufficio il telegramma da Castel del Rio, dove
Magnus ha abitato fino alla fine, che porta il testo: FINITO. Comunque così andò.

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Bonelli ha una visione su Magnus per me. Un uomo con la tromba, un film degli anni ’50 intitolato CHIMERE. La biografia di Bix Beiderbecke. Un uomo che cerca la nota blu. Una bella visione.
Parliamo del rapporto di Magnus con gli editori. Bonelli mi dice che dovrei parlare con Renzo Barbieri che avrà sicuro molto da raccontare su Magnus visto che assieme hanno fatto tante cose.
Che cosa sono stati gli editori per Magnus, che mai si è emancipato al punto da diventare produttore lui stesso delle proprie opere come invece sembra essere la frontiera degli autori odierni. Bonelli dice che per Magnus gli editori sono stati un tramite per completare un progetto che lui aveva gia in testa. Perché lui era il centro del progetto. Un grande artista. Un uomo difficile dicono. Un uomo che ha percorso 30 anni di editoria italiana.
Un’editoria con delle peculiarità, ricca di invenzioni e modelli. Un’editoria che cambia, assieme ad un linguaggio e un mondo che fermi non stanno. Che sia questa la storia che vado cercando?