intervista a… Eltofo

Di Eltofo, 26 Febbraio 2004

Il sogno del gorilla bianco, in uscita il 5 marzo 2004, è il vostro quarto album ufficiale ed arriva dopo il ritorno a “le Origini” che caratterizzava la raccolta uscita nel 2002. Segna insomma una tappa delicata nel vostro percorso artistico: uno sguardo al passato e, adesso, qual è la direzione intrapresa dai T.A.R.M.?
Per i Ragazzi morti il futuro è una sospensione… in fondo sono già morti. Questa è la risposta che dovrei dare, secondo copione. In realtà ‘Il sogno del gorilla bianco’ è un disco che indaga un sentimento nuovo nella poetica dei ragazzi morti. Questo sentimento è… la paura. Quella pubblica e quella privata, quella intima e quella ostentata. Si, a rileggere il disco ora che è terminato, ci trovo questo filo conduttore. È il disco meglio suonato e registrato fino ad ora. Per metà del disco suona anche Giorgio Canali che aveva prodotto ‘La testa indipendente’, ma la produzione è di MAX STIRNER, un produttore giovanissimo che ha messo nel disco tutto il suo amore per il rock.
È un lavoro che raccoglie sensazioni musicali inedite anche per noi. Ci sono riff tratti dalla cumbia di Buenos Aires e ancestrali canti africani ad accompagnare i miei testi. Se devo darti un’immagine penso all’adolescente assoluto, il ragazzo morto a cui abbiamo dato vita in questi anni che esce dalla provincia italiana per incontrare… il resto del mondo. Non so come possa andare a finire.
Come tutti i nostri dischi è l’incontro fra tre ragazzi abbastanza intelligenti e i loro incredibili limiti. Parlo di ME, ENRICO e LUCA. Tre allegri ragazzi morti è una finestra di libertà. Ogni nostro disco è diverso. È la foto del momento che viviamo e anche questo disco lo è.

Il titolo dell’ultimo album è un omaggio ad un personaggio un po’ particolare…
L’album è dedicato a COPITO DE NIEVE il gorilla albino (che io definisco l’Elvis Presley dei primati) che è morto di cancro qualche mese fa nello zoo di barcellona dopo 38 anni di ‘detenzione’… una divinità in gabbia, come lo definiva Calvino nel suo Palomar, il diverso assoluto; troppo uomo per essere bestia e troppo animale per essere uomo. Una storia esemplare che racconta, solo con la sua figura alcune cose che mi interessano. La discussione sulla centralità dell’uomo, il rapporto con l’esotico, la costruzione di un icona mediatica, la capacità di vedere ancora il ‘mito’, l’ incontro con una dimensione ancestrale e anche la naivitè dell’uomo ‘contemporaneo’… e in fine la paura, che penso sia, come ti dicevo, il tema principale del nuovo disco.

Di sicuro il rapporto di amore-odio con l’immagine mediatica ed i meccanismi di marketing sono una vostra caratteristica peculiare: qual è il reale valore dei media per i T.A.R.M. e per Davide Toffolo?
Tre allegri ragazzi morti è un laboratorio. Un posto che è anche l’incotro di tre persone dove si sperimenta comunicazione. Comunicazione fra di noi, con la nostra gente, con la nostra storia, con la realtà intorno, con i media. Questo ci ha portato a costruire tanti concetti intorno ad una domanda semplice. È possibile fare il rock & roll in un paese strambo e a forma di scarpa?
La nostra risposta, a priori, è stata sì. E così abbiamo cominciato a muoverci, tenedo alta l’idea che il nostro non sarebbe mai stato il percorso più facile e che comunque, avendo tutti noi un rapporto strano con il denaro, quello non sarebbe stato il nostro unico obiettivo. E così è successo. Ogni volta che esce un disco, ogni volta che prepariamo un concerto, il mondo dei ragazzi morti si arricchisce di immagini ed emozioni in una relazione di libertà rispetto al mercato che è la nostra vera forza e anche la nostra diversità. Siamo fieri di questo, tutti e tre, perchè TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI è una realtà musicale che non è stata consumata dai media, ma nel suo piccolo è diventata delle persone che la ascoltano. Non abbiamo mai avuto una visibilità reale. La nostra musica non si sente in radio e poco anche in tv eppure quando suoniamo tutti cantano le canzoni… è la forza della comunicazione… quella che c’è fra noi e i ragazzi morti della penisola.

Come per i Residents, la maschera cela la vostra vera identità; come per i Gorillaz – peraltro da voi bruciati sul tempo di almeno lustro – questa identità viene proiettata nel caleidoscopico mondo del tubo catodico sotto forma di disegni animati. La vostra è un'”oculata” scelta artistica o una “geniale” trovata d’immagine?
TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI è un progetto esistenziale, le scelte che abbiamo fatto, in particolare quella di non offrire la nostra immagine pubblica sono motivate dal fatto che dietro all’idea di ragazzo morto c’è anche una idea di esistenza. Il nostro è un atteggiamento critico nei confronti della realtà e quella che viviamo è una realtà anche mediatica. Poi le nostre scelte possono sembrare ‘geniali’ ma io penso che l’aggettivo sia sbagliato. Le nostre sono scelte ‘critiche’ e nascono da un lavoro di pensiero sulla realtà. In fondo a me la sola cosa che interessa è la rivoluzione. Il processo di cambiamento della realtà. E poi penso che dentro la nostra azione, e per azione intendo le canzoni, le pubblicazioni librarie ma soprattutto i concerti, ci sia un qualcosa di poetico. La storia dei TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI è bellissima e poetica, come le storie di rock ai confini dell’impero.

I T.A.R.M. sono una delle poche realtà musicali friulane ad aver trovato uno spazio nel mercato discografico nazionale. In che misura il fatto di provenire da Pordenone ha influenzato la vostra musica?
La nostra musica è assolutamente legata alla città. Che è come dire che è legata ad un idea di musica PUNK nel senso creativo del termine. Chiunque può suonare e trovare nella musica una forza di immaginare la realtà come altra. E questo è stato per me e il mio gruppo. I movimenti musicali nella città mi hanno regalato l’identità in un periodo nel quale ne avevo bisogno. L’adolescenza. I rocker della mia città si sentono ancora i più ‘fighi’ del mondo e questo è un buon segno di vitalità.

Nuovo disco e, naturalmente, nuovo tour…
Sarà ancora “l’incredibile spetaculo del la vida y de la muerte… ” il posto migliore dove stare in questa paese a forma di scarpa. Bacini e rock & roll!

Intervista di MAURO MAZZOCUT