La cattura del gorilla bianco

Di Eltofo, 3 Dicembre 2003

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IL GORILLA BIANCO è morto. Oramai lo sanno tutti. Ne hanno parlato tutti i telegiornali e i settimanali illustrati del mondo riaffermando che COPITO è stato il gorilla più famoso del mondo. Questa la stilizzazione della storia ufficiale di COPITO riportata nel sito dello ZOO di BARCELLONA, suo teatro e sua prigione per più di trentanni:
“COPITO DE NIEVE, illustre rappresentante della fauna della Guinea nello zoo di Barcellona. Copito, venne trovato in maniera accidentale nella selva di NKO, provincia del Rio Muni, antica Guinea Spagnola attulamente Guinera Equatoriale.
Nel momento della sua cattura Copito pesava 8,75 Kg e si calcolò avesse circa due o tre anni.
Il suo primo nome fu ‘Nfumu-Ngui’, che significa Girilla Bianco nella lingua dei Fang. Copito arrivato a Barcellona, visse un anno in casa del veterinario delo Zoo di Barcellona, Roman Luera, per permettergli un adattamento adeguato al nuovo ambiente. Il pittore Salvador Dalì ommaggiò Copito con un vestito da sposa e un grande pastello. Ndengue è il nome della femmina che divide condivide la vita con copito. Copito ha avuto 21 figli dei quali solo 6 sono sopravvissuti. Urko, Machinda, Ntao, Kena, Birung, Virunga. La dieta di Copito si compone di frutta, verdura, latte denaturato e yogurt. Attualmante é alto 1,63 cm e pesa 181 Km e si calcolo apossa avere circa 38 anni.”

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Le notizie sulla cattura del piccolo animale sono discordanti. La versione ufficiale vuole che venisse trovato in braccio ad una gorilla femmina, sua madre, uccisa con una fucilata dentro una piantagione di banane. Uccisa perchè, in qualche modo nociva per la piantagione da un fattore di nome Benito Manè, preoccupato per il raccolto. In braccio all’ animale morto venne trovato il piccolo, incredibile animaletto albino. Venduto per 200 dollari al conservatore dello ZOO di barcellona, Victor Sabater Pì.
Questo racconto ha qualcosa di strano e due sono le versioni che mi sono immaginato plausibili. Ho raccolto molto materiale sul gorilla.
La cosa che ho imparato, dai racconti di Dyane Fossey e di altri ricercatori è che, per catturare un piccolo di gorilla , a causa della loro forte coesione familiare, bisogna in qualche modo fare una vera strage. Decimare un branco composto da un capo, alcune femmine fertili , forse qualche altro individuo più giovane. Uccidere 4-7 animali adulti per sottrarre loro uno o due piccoli le cui possibilità di sopravvivenza a questo stress sono minime. Ma capisco anche che , presentare a dei visitatori domenicali di uno zoo, magari accompagnati da bambini, l’oggetto dell’osservazione come il supertite di una strage di una famiglia, non sia cosa proprio facile da digerire.
Potrebbe essere andata proprio così. I cacciatori, individuato un branco di gorilla decisero di vendere i piccoli. Decimarono il branco e provarono a vendere quel bizzarro e unico animale al ricercatore Catalano. Sabater Pì descrive il piccolo di gorilla che gli venne presentato come un gorillino rinchiuso in un cesto, con un morso di legno dentro la bocca, perchè non mordesse, disidratato e malconcio tanto da non credere nella possibilità di poterlo salvare.
La seconda possibilità, quella che io scelgo come letteraria , perciò vera nel mio racconto, parte dal dato della cattura del gorilla in braccio ad una madre solitaria. Ma perchè una madre si dovrebbe trovare da sola, lontana dalla protezione del gruppo? Ho immaginato il dramma che poteva aver preceduto la cattura di ‘Nfumu-Ngui’ Il piccolo Gorilla Bianco.
Ci sono documentati casi di infanticidio nei gruppi di gorilla. Morsi decisi di adulti al collo dei piccoli di 12-24 mesi, descrivono una volontà precisa di uccisione non casuale.
Può succedere quando l’equilibrio del gruppo viene messo in discussione dall’arrivo di un nuovo individiuo dominante. Per affermare la propria posizione sociale e mandare le femmine in estro senza aspettare il tempo dello svezzamento degli infanti, il nuovo capo decide di uccide i figli. E così comincia la storia del giovane gorilla, nato diverso, la piccola divinità protetta dalla madre anche dopo la cacciata del padre, avvenuta per mano di un giovane silverback solitario arrivato a esigere il suo tributo come nuovo capo del gruppo. La fuga fu la sola possibilità di salvezza per non sacrificare il piccolo tesoro, così diverso e così indifeso. E’ per questo motivo che la madre di ‘Nfumu-Ngui’ si trovava da sola, nella piantagione di banane la mattina che una pallottola di piombo trapassò la sua ascella glabra per entrare nel polmone tranciare l’aorta , rimbalzare sulla clavicola e rimanere definitivamente imprigionata nel corpo scuro, senza vita.
Il piccolo, trovato addosso alla bestia morta venne sollevato per le braccia e gettato dentro un sacco nero. Come si fa con tutti gli animali selvatici. ‘Nfumu-Ngui’ sentiva l’odore della madre allontanarsi e non poteva che urlare e piangere.