Da Napoli prendo il treno per Fiumicino. Alle 20,30 parte l’aereo per Buenos Aires.
Vado a cercare qualcosa che mi serva per scrivere.
Da poco tempo sento un vuoto. Forse l’incontro con Pasolini ha aperto questo vuoto.
Per tanti anni il terreno che ha nutrito la mia scrittura e’ stato quello che meglio conoscevo, la provincia italiana, Pordenone. Ma quello che provo da un po’ e’ un senso di vuoto. Come dicevo mi sembra che qualcosa si sia rotto e che non sia più questo il luogo delle storie. Delle mie perlomeno.
Alcuni ragazzi in Italia mi vedono come un riferimento. Di questo io sono contento e spaventato. Perché mi vedono cos?? Sarà per la mia “assenza” di rock star di provincia? Anche. Sarà per la mia forma di disegnatore che canta? Anche.
Io spero sia per quello che fino ad ora ho scritto: canzoni e storie.
Qualche anno fa in un intervista sul mio lavoro di “fumettaro”, alla domanda che più o meno mi chiedeva se immaginavo che cosa sarebbe stato del mio lavoro nel futuro, risposi (con la presunzione che mi riconosco) che speravo che la mia scrittura rimanesse generosa, come era stato fino a quel momento. Che non si trasformasse in una routine e in uno schema.
Per questo motivo parto. Per scrivere. Per tenere la tensione alta. Nella mia vita, nella mia scrittura.
Non amo rifare cose che ho gia fatto e penso che i miei libri siano la conferma di quanto dico.
Animali, Piera degli spiriti, Fregoli, Fare fumetti, Cinque allegri ragazzi morti, Carnera, la montagna che cammina,Intervista a Pasolini. Ogni volta che sono arrivato da un editore, i miei libri hanno in qualche modo dato il via ad una linea editoriale. E’ successo prima con Dinamite (Granata Press,1994), con il personaggio di Piera. L’idea di una scrittura sull’adolescenza come luogo dell’immaginario, la provincia come ambiente e chissà quante volte ho ripetuto queste cose.
Su queste basi teoriche scrissi e disegnai Piera (assieme a Giovanni Mattioli) e le storie di Cinque allegri ragazzi morti( la prima disegnata da Jack Rapid e apparsa solo di recente sulla testato Collection di Fandango)
Ma Dinamite chiuse le pubblicazioni assieme al fallimento di Granata Press all’ inizio del 95 e cos? il libro venne poi pubblicato nel 96 dalla neonata Kappa edizioni.
Sull’ eredità di quell’esperienza è successivamente nata la rivista Mondo naif (diretta dai Kappa Boy e pubblicata da Star Comics) che alle basi teoriche di Dinamite aggiungeva alcuni elementi nuovi (uno spazio preciso di azione,Bologna. Un tempo unico di azione che collegasse le storie e uno spirito di di commedia sentimentale più esplicito) che gli stessi Kappa boys portarono nel progetto, assieme ad una capacità organizzativa che si sarebbe dimostrata merito e limite della stessa esperienza.
La formula raggiunta con il libro di Piera degli Spiriti, libro rilegato a filo di 86 pagine con sovraccoperta a colori) e la successiva invenzione di una rivista tematica chiamata Momdo Naif (come il prototipo di tre numeri precedentemente edito da Star Comics) diedero la possibilità ai Kappa Boys di mettere a regime produttivo una piccola ma agguerrita casa editrice che per qualche anno fu la sola capace di produrre fumetti italiani pagando gli autori e pubblicandoli in una forma prestigiosa.
Ma tutto questo non mi mai veramente interessato. Chiudere un esperienza in un forma, in una linea editoriale mi addolora profondamente.
Non perché io sia un romantico scrittore e bla bla bla ma perché questo gioco dei fumetti è per me la libertà e la libertà è altro da una formula editoriale. Cos? quando sembrava consolidarsi la forma dei libri della kappa edizioni io preferivo rilanciare a Marvel Italia un progetto da edicola. Questo mi guadagn? un periodo di grave conflitto con i kappa e un pubblico enorme di ragazzi pronti a riconoscermi come una porta nei mondi degli ‘autori’. Questo è quello che mi è sempre piaciuto e che io vedo come ragione dei miei sforzi.
Mentre io facevo (assieme a tanti ragazzi italiani) FANDANGO, i kappa si chiudevano in un piccolo club familiare.
Eppure sarebbe potuta essere stata un’altra la storia.
Perché i Kappa Boy hanno immaginato di fare l’ editore indipendente ricopiando i contratti di un altro editore indipendente , Luigi Bernardi , che aveva dimostrato già di avere qualcosa che non funzionava? Si perché porca vacca tutto la nostra realtà parte proprio dai contratti. Dalle regole che appunto regolano i nostri rapporti di proprietà. Perché la soluzione vera era sotto gli occhi di tutti, nelle esperienze di lavoro delle due parti in gioco: i Kappa e gli autori (me, la Vinci, Gabos e gli altri del gruppo) di tutti. Dentro le nostre piccole storie personali c’era una piccola, fragile, possibilità c’era. Era quella di rinunciare da parte dei Kappa Boy alla proprietà sui personaggi e invece di chiudere gli occhi, aprirli su un mercato come quello italiano dove, agli editori rimasti hanno bisogno di prodotti da pubblicare… insomma se il gruppo kappa si fosse comportato per quello che era, cioè un gruppo di autori, niente sarebbe stato ambiguo. Invece niente di questo è successo e la storia si è ripetuta uguale a sempre.
Niente autori indipendenti, niente di niente per ora.
Allora meglio solo. Antipatico, surfista anarcoide di un editoria con le onde da adriatico. Comunque libero.
Allora invece di rifare per la sesta volta la stessa storia, continuo a cercare e ora la mia ricerca mi ha portato a Buenos Aires. Dall’altra parte del mondo. Aiuto.